Testamento solidale. Una scelta di famiglia
Il testamento solidale è una scelta importante nella vita di una persona. Il termometro dell’atteggiamento degli italiani verso questa decisione viene dalle indagini periodiche curate da Paolo Anselmi, docente di comunicazione sociale all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e fondatore di Walden Lab, l’istituto che periodicamente cura le indagini per il Comitato Testamento Solidale.
«La conoscenza è la premessa per fare una scelta e il dato culturale è certamente in crescita», annota. In particolare, sottolinea, «la consapevolezza di cosa sia un lascito solidale cresce con l’età e fra chi già sostiene un’organizzazione non profit. Ma è sorprendentemente diffusa anche tra i giovani». Anselmi ci restituisce una fotografia in cui «permane una fascia di popolazione che di lasciti non vuole sentir parlare, perché l’associa al fine vita», anche se «il tono positivo delle comunicazioni fatte dal non profit sul tema è stato vincente e ha inciso molto su questa percezione, spostando lo sguardo su un “dopo” in cui i nostri valori continueranno a vivere grazie al nostro lascito».
Lascito solidale? Decidiamolo insieme
In una società abituata a nascondere la morte, la pandemia ha portato tutti a fare i conti con il pensiero che “del doman non v’è certezza” e questo ha favorito atteggiamenti di solidarietà e di empatia, di apertura verso l’altro, di disponibilità a farsi carico dei bisogni dei più fragili. Da un lato, «in un tempo caratterizzato da problemi enormi, dinanzi a cui ci sentiamo impotenti, c’è un bisogno forte di efficacia personale, di sentire che in qualche modo, anche nel piccolo, abbiamo contribuito a generare un cambiamento», racconta Anselmi.
D’altra parte però, i timori per il futuro spingono a ritirarsi nel particolare, nel pensare prima di tutto ai propri figli e nipoti. E se il futuro è così incerto, è giusto privare i miei figli di una quota di risorse? «È una domanda naturale e legittima, che però ha la sua risposta in ciò che gli italiani stessi dicono», spiega il professore. «Il 66% infatti afferma che della decisione di fare testamento solidale ha parlato o parlerebbe prima in famiglia. La soluzione sta qui, nel fatto che la decisione di destinare ad una buona causa una parte dei propri averi non sia un “sorpresa” trovata nel testamento ma una scelta condivisa prima. Ogni nucleo deciderà il quanto e il come, ma a quel punto non ci sarà conflitto tra il desiderio della persona e la responsabilità verso chi resta».