I lasciti solidali sono una risorsa fondamentale per molte organizzazioni, ma mancano dati su volumi, trend, strategie, approcci.

Il Comitato Testamento Solidale, in collaborazione con l’editore VITA, ha messo a punto la prima indagine nazionale dedicata ai lasciti solidali nel mondo del non profit.

L’obiettivo è quello di mappare in modo chiaro e dettagliato come le organizzazioni italiane gestiscono, comunicano e promuovono i lasciti testamentari a scopo benefico.

L’indagine è rivolta a tutte le organizzazioni non profit che hanno già ricevuto almeno un lascito solidale o che hanno realizzato campagne informative su questo tema.

Il questionario dura circa 15 minuti e si può partecipare fino al 30/5.

I dati, elaborati dalla società di ricerche Eumetra, verranno presentati a settembre 2025, in occasione della “Giornata Internazionale del Lascito Solidale”.

La prima cosa bella: cosa rende bella la vita e cosa far durare per sempre – sondaggio 2025

In occasione del lancio della sua nuova campagna “Lascia che le cose belle continuino per sempre”, il Comitato Testamento Solidale diffonde i risultati della ricerca “La prima cosa bella: cosa rende bella la vita e cosa far durare per sempre”, condotta da AstraRicerche alla fine di marzo. Ne emerge la fotografia di un Italia che sogna un futuro di pace per tutti e di legami familiari, disponibile a lasciare traccia di sé non solo attraverso oggetti “della memoria”, come foto e lettere, ma anche attraverso un lascito solidale.

 

TRA FAMIGLIA E NATURA: LE COSE PIÙ BELLE DELLA VITA

La famiglia (77.3%), l’amore (66.2%) e l’amicizia (61.0%) sono le cose più belle della vita che danno davvero gioia e significato all’esistenza. Curiosità: l’importanza dell’amore decresce per il campione femminile con il crescere dell’età, per gli uomini – al contrario – cresce in modo significativo. La natura è il primo elemento non personale-relazionale in classifica: 48.0% e il ‘picco’ inaspettatamente non è presso i giovani ma presso gli uomini 55-70enni (55%). L’altruismo è indicato dal 38.7% ma cresce con l’aumentare dell’età: 46% presso i 55-70enni.

 

IL DESIDERIO PIÙ GRANDE: PACE PER LE GENERAZIONI FUTURE

Tra gli auspici per il futuro, il più indicato (in una logica di risposta multipla) è un mondo più giusto, in cui tutti abbiano le stesse possibilità (54.5%), seguito dalla pace fra tutti i Paesi del mondo (51.8%). Ma quando viene chiesto di fare una scelta singola indicando il desiderio in assoluto più grande, la classifica cambia, quello nettamente più indicato è la pace fra tutti i Paesi del mondo (27.6%), che cresce dal 13% dei 25-34enni fino al 37% dei 55-70enni.
A sorpresa, le persone fra i 55 e i 70 anni di età mostrano valori molto più elevati per quanto riguarda la pace (65%), un mondo più giusto in cui tutti abbiano le stesse possibilità (60%), il benessere per tutti (53%). C’è poi una differenza rilevante per quanto riguarda le aree geografiche: un mondo più giusto, in cui tutti abbiano le stesse possibilità è indicato dal 62% dei rispondenti del Centro e solo dal 50% di quelli del Nord.

 

LE ESPERIENZE CHE HANNO REGALATO PIÙ GIOIA

Spostandoci sul piano prettamente personale, sulle esperienze più appaganti nella propria vita, sul podio troviamo i momenti con la famiglia (59.2%), poi la nascita di figli o nipoti (51.8%) e soltanto al terzo posto i traguardi personali (50.2%). L’amore e le amicizie sono indicati molto meno della famiglia, entrambi poco sopra il 32%. I momenti con la famiglia sono maggiormente indicati nel Centro e nel Sud del Paese, mentre i traguardi personali sono sopra media nel Nord-Est. Notevole la percentuale di chi ritiene che fra le esperienze che hanno regalato più gioia nella propria vita ci sia l’aver dato supporto a qualcuno nel momento del bisogno, dato che supera nettamente quello dall’averlo ricevuto (44.9% vs 31.6%).

 

COSA VORREMMO NON FINISSE MAI

Quali sono gli aspetti della propria vita che si vorrebbe durassero per sempre? I legami affettivi, quelli di amicizia e d’amore, ottengono il 67.7% delle indicazioni, seguiti – a grande distanza – dal sentirsi una brava persona con il 45.5%. I legami affettivi crescono dal 58% nei 25-34enni fino al 72% nei 55-70enni; anche il sentirsi una brava persona cresce raggiungendo il suo massimo presso i 55-70enni (51%); come l’amore per la natura, che ha il suo picco presso i 55-70enni (41%). Al contrario, l’empatia, il cercare di essere vicino agli altri mostra il suo massimo valore presso i 25-34enni (46%).

 

“NON MI SCORDARE”: TRACCE DI NOI PER QUANDO NON CI SAREMO PIÙ

Indagando sull’aspetto di sé che si vorrebbe restasse anche dopo la propria morte, il 40.5% indica il continuare a vivere nel ricordo degli altri (donne 46%, 55-70enni: 43%). Il 35% sceglie i propri valori, gli ideali per cui ha vissuto (55-70enni: 39%). Il 24.5% indica, invece, il tramandare la memoria storica personale, i fatti e i momenti storici di cui è stato testimone (uomini 28%, 25-34enni 33% – molto interessante visto che è la generazione che per motivi anagrafici ha una memoria storica quantitativamente minore).
Guardando alle cose belle di sé che si vorrebbero tramandare alle generazioni future, l’onestà, la trasparenza (50.2%) dominano nettamente la classifica, seguite a grande distanza dalla speranza, la capacità di guardare in modo positivo al futuro (31.0%). La generosità, l’altruismo, l’impegno per il prossimo si attestano al 24,3%. A livello geografico sono da evidenziare il non accettare le ingiustizie nel Nord-ovest (32%) e la generosità, l’altruismo nel Sud (28%).

 

GLI STRUMENTI PER “RESTARE”: FOTO, LETTERE, LASCITI SOLIDALI

Per consegnare un ricordo di sé e dei propri valori quasi un intervistato su quattro pensa al lascito solidale (24.4%), con percentuali identiche tra uomini e donne; si nota tra i 25-34enni un picco sopra la media (30%), segno che il lascito solidale non è affatto un’idea “tardo-adulta”; l’item risulta poi perfettamente trasversale rispetto all’area geografica.
Tra gli oggetti, vince nettamente l’album di fotografie (44.0%), poi una lettera scritta di proprio pugno (37.0%), un diario (23.3% – ma è ben il 33% presso i 25-34enni), un video messaggio (19.5%).

 

La prima cosa bella: famiglia, sentimenti, natura e pace nel mondo 1 su 4 pensa a un lascito per “restare per sempre”, sorpresa under 35

In occasione del lancio della sua nuova campagna “Lascia che le cose belle continuino per sempre”, il Comitato Testamento Solidale diffonde i risultati della ricerca “La prima cosa bella: cosa rende bella la vita e cosa far durare per sempre”, condotta da AstraRicerche alla fine di marzo. Ne emerge la fotografia di un Italia che sogna un futuro di pace per tutti e di legami familiari, disponibile a lasciare traccia di sé non solo attraverso oggetti “della memoria”, come foto e lettere, ma anche attraverso un lascito solidale.

Le cose più belle della vita non sono cose, recita un celebre adagio: sembrano pensarlo anche gli italiani, che nella classifica di ciò che dà senso all’esistenza mettono sul podio la famiglia, seguita da amore e amicizia. Il più grande desiderio per le generazioni a venire è figlio dei tempi: la pace in tutto il mondo. Per proiettare un ricordo di sé e dei propri valori, per lasciare ai posteri una traccia di essi, quasi un intervistato su quattro pensa al lascito solidale che, a grande sorpresa non è solo nei pensieri dei “silver”. Sono alcune delle evidenze dell’indagine condotta a fine marzo, su un campione di oltre mille italiani tra i 25 e i 70 anni, da AstraRicerche per il Comitato Testamento Solidale, che con questa “fotografia” alla mano lancia la sua nuova campagna “Lascia che le cose belle continuino per sempre”, realizzata dall’agenzia Komma, con il patrocinio del Consiglio Nazionale del Notariato.

TRA FAMIGLIA E NATURA: LE COSE PIÙ BELLE DELLA VITA
La famiglia (77.3%), l’amore (66.2%) e l’amicizia (61.0%) sono le cose più belle della vita che danno davvero gioia e significato all’esistenza. Curiosità: l’importanza dell’amore decresce per il campione femminile con il crescere dell’età, per gli uomini – al contrario – cresce in modo significativo. La natura è il primo elemento non personale-relazionale in classifica: 48.0% e il ‘picco’ inaspettatamente non è presso i giovani ma presso gli uomini 55-70enni (55%). L’altruismo è indicato dal 38.7% ma cresce con l’aumentare dell’età: 46% presso i 55-70enni.

IL DESIDERIO PIÙ GRANDE: PACE PER LE GENERAZIONI FUTURE
Tra gli auspici per il futuro, il più indicato (in una logica di risposta multipla) è un mondo più giusto, in cui tutti abbiano le stesse possibilità (54.5%), seguito dalla pace fra tutti i Paesi del mondo (51.8%). Ma quando viene chiesto di fare una scelta singola indicando il desiderio in assoluto più grande, la classifica cambia, quello nettamente più indicato è la pace fra tutti i Paesi del mondo (27.6%), che cresce dal 13% dei 25-34enni fino al 37% dei 55-70enni.
A sorpresa, le persone fra i 55 e i 70 anni di età mostrano valori molto più elevati per quanto riguarda la pace (65%), un mondo più giusto in cui tutti abbiano le stesse possibilità (60%), il benessere per tutti (53%). C’è poi una differenza rilevante per quanto riguarda le aree geografiche: un mondo più giusto, in cui tutti abbiano le stesse possibilità è indicato dal 62% dei rispondenti del Centro e solo dal 50% di quelli del Nord.

LE ESPERIENZE CHE HANNO REGALATO PIÙ GIOIA
Spostandoci sul piano prettamente personale, sulle esperienze più appaganti nella propria vita, sul podio troviamo i momenti con la famiglia (59.2%), poi la nascita di figli o nipoti (51.8%) e soltanto al terzo posto i traguardi personali (50.2%). L’amore e le amicizie sono indicati molto meno della famiglia, entrambi poco sopra il 32%. I momenti con la famiglia sono maggiormente indicati nel Centro e nel Sud del Paese, mentre i traguardi personali sono sopra media nel Nord-Est. Notevole la percentuale di chi ritiene che fra le esperienze che hanno regalato più gioia nella propria vita ci sia l’aver dato supporto a qualcuno nel momento del bisogno, dato che supera nettamente quello dall’averlo ricevuto (44.9% vs 31.6%).

COSA VORREMMO NON FINISSE MAI
Quali sono gli aspetti della propria vita che si vorrebbe durassero per sempre? I legami affettivi, quelli di amicizia e d’amore, ottengono il 67.7% delle indicazioni, seguiti – a grande distanza – dal sentirsi una brava persona con il 45.5%. I legami affettivi crescono dal 58% nei 25-34enni fino al 72% nei 55-70enni; anche il sentirsi una brava persona cresce raggiungendo il suo massimo presso i 55-70enni (51%); come l’amore per la natura, che ha il suo picco presso i 55-70enni (41%). Al contrario, l’empatia, il cercare di essere vicino agli altri mostra il suo massimo valore presso i 25-34enni (46%).

“NON MI SCORDARE”: TRACCE DI NOI PER QUANDO NON CI SAREMO PIÙ
Indagando sull’aspetto di sé che si vorrebbe restasse anche dopo la propria morte, il 40.5% indica il continuare a vivere nel ricordo degli altri (donne 46%, 55-70enni: 43%). Il 35% sceglie i propri valori, gli ideali per cui ha vissuto (55-70enni: 39%). Il 24.5% indica, invece, il tramandare la memoria storica personale, i fatti e i

Lascia che le cose belle continuino per sempre

La nuova campagna del Comitato Testamento Solidale

Il Comitato Testamento Solidale lancia la nuova campagna di sensibilizzazione “Lascia che le cose belle continuino per sempre”, con l’obiettivo di invitare sempre più persone a riflettere sul valore di un lascito solidale. Al centro della campagna c’è il desiderio di dare continuità a ciò che davvero conta: la famiglia, i sentimenti, la natura, la pace.

In occasione del lancio, è stata presentata l’indagine “La prima cosa bella”, condotta da AstraRicerche su un campione di oltre mille italiani tra i 25 e i 70 anni. I risultati parlano chiaro: per la maggioranza degli intervistati, la cosa più importante nella vita è la famiglia, seguita da amore e amicizia. Il desiderio più sentito per il futuro? La pace nel mondo.

La campagna, ideata dall’agenzia Komma con il patrocinio del Consiglio Nazionale del Notariato, si inserisce nel più ampio impegno del Comitato per informare e sensibilizzare su questo importante gesto di solidarietà.

Credits:
Agenzia: Komma
Direttore creativo: Arturo Massari
Art: Francesca Danelli, Marta Crenna
Copy: Francesca Cipollone
Regia: Tommaso Teruzzi
Fotografo campagna stampa: Mario Ermoli
Casting: Milena Casting

Lascito a UNICEF: un gesto che protegge il futuro dei bambini più vulnerabili

UNICEF è da sempre accanto ai bambini, in ogni angolo del mondo, per garantire loro salute, istruzione, protezione e un futuro migliore. Tra le tante forme di sostegno, c’è quella del lascito solidale: una scelta intima, capace di lasciare un segno duraturo nella vita di chi ha più bisogno.

Abbiamo incontrato Stefania Censi, responsabile del Programma Lasciti del Comitato Italiano per l’UNICEF Fondazione ETS, che da molti anni si occupa di accompagnare chi sceglie di compiere questo gesto di grande generosità.

 

Lasciti solidali: un supporto duraturo che lascia il segno

“I lasciti solidali sono indispensabili – spiega Stefania – perché ci permettono non solo di rispondere alle emergenze umanitarie, ma anche di garantire un supporto duraturo ai bambini e alle comunità nel tempo.”

Non si tratta solo di un aiuto economico, ma di una forma di fiducia profonda nei confronti dell’organizzazione e della sua missione. È grazie a questa fiducia che possono nascere progetti che cambiano radicalmente la vita delle persone. Come è accaduto, ad esempio, nel villaggio rurale di Kholowa, nell’est dello Zambia.

Lì, grazie a un lascito a UNICEF, è stato possibile realizzare un centro comunitario – l’Insaka Community Centre – che oggi rappresenta un punto di riferimento per l’intera comunità. Un luogo dove le madri possono ricevere informazioni fondamentali sull’alimentazione dei loro bambini, sull’igiene, sull’importanza dell’acqua sicura. Dove i più piccoli possono crescere in salute, evitando malattie che ancora oggi mettono a rischio la vita di molti. E dove i ragazzi possono studiare, acquisire competenze e avere accesso a strumenti tecnologici e a un’istruzione di qualità, persino al calare del sole, grazie all’uso dell’energia solare.

“È un punto di riferimento fondamentale per lo sviluppo dei bambini e della comunità – afferma Stefania – e continuerà a offrire servizi essenziali anche alle generazioni future.”

 

Le storie di chi sceglie di fare un testamento solidale

Dietro ogni testamento solidale c’è sempre una motivazione profonda, spesso legata a esperienze personali che spingono a trasformare il dolore o l’amore in un gesto duraturo. Chi sceglie di fare un lascito è spinto da un senso di responsabilità verso chi è più fragile, in particolare verso i bambini, che spesso sono i primi a subire le conseguenze di guerre, povertà o emergenze.

Tra le tante storie raccolte nel tempo, ce n’è una che racconta con forza il significato più autentico di un lascito: una donna, dopo la perdita improvvisa del figlio e, poco dopo, del marito, ha trovato un modo per reagire al vuoto lasciato da quelle assenze. La scelta di destinare tutto il suo patrimonio a UNICEF non è stata solo un gesto di solidarietà, ma anche un modo per continuare a prendersi cura della vita, trasformando il dolore in speranza.

È in storie come questa che si coglie tutto il senso di un testamento solidale: un’eredità che parla di amore, resilienza e futuro.

 

Una scelta che guarda al futuro

Scegliere di fare un lascito solidale significa lasciare un’impronta che va oltre la vita, contribuendo a costruire un domani migliore per chi verrà dopo di noi. È un gesto semplice, ma capace di sostenere progetti concreti, di rispondere ai bisogni reali del momento e di accompagnare le generazioni future lungo il loro percorso di crescita.

Un testamento solidale è, in fondo, una promessa che continua. Un modo per esserci, anche domani.

 

Photo by Unicef Zambia.

 

Testamento solidale all’estero: il modello britannico e le sue strategie di successo

Negli ultimi anni, il testamento solidale ha acquisito una crescente rilevanza a livello internazionale. Mentre in Italia questa pratica è ancora poco diffusa, in altri Paesi europei, come il Regno Unito, la cultura del lascito solidale è ormai ben radicata. L’esperienza britannica offre spunti interessanti per comprendere come rendere questa scelta sempre più accessibile e diffusa.

 

Il modello britannico: una cultura del dono consolidata

Nel Regno Unito, una parte sempre più significativa di chi redige un testamento sceglie di destinare una quota del proprio patrimonio a enti benefici. Questa tendenza è il risultato di una combinazione di fattori: dalle campagne di sensibilizzazione alle agevolazioni fiscali promosse dal governo, fino alla crescente fiducia nelle organizzazioni non profit. Inoltre, avvocati e notai parlano regolarmente ai loro clienti del testamento solidale, contribuendo a normalizzare questa pratica.

Secondo Rob Cope, direttore di Remember A Charity, un consorzio che riunisce oltre 200 enti di beneficenza britannici, un elemento chiave del successo è stato il lavoro congiunto tra le organizzazioni non profit. La collaborazione ha permesso di trasformare il testamento solidale in una norma sociale, rendendolo una scelta consapevole e diffusa.

 

Strategie di successo: il modello EAST

Una delle strategie più efficaci adottate nel Regno Unito si basa sul modello EAST (Easy, Attractive, Social, Timely), che favorisce l’adozione di comportamenti virtuosi. Rendere il testamento solidale “semplice” significa ridurre le difficoltà burocratiche e agevolare la compilazione online. La sua attrattività viene rafforzata da incentivi fiscali, come la riduzione delle imposte per chi sceglie di destinare una parte del proprio patrimonio a cause benefiche.

Infine, la dimensione sociale e il tempismo giocano un ruolo cruciale: condividere storie di chi ha già fatto questa scelta e stimolare il dialogo con avvocati e notai nel momento giusto può fare la differenza. Un modello che potrebbe ispirare anche altri Paesi, Italia inclusa.

Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti (UICI): 100 anni di impegno per l’inclusione

Da oltre un secolo, l’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti (UICI) si dedica con passione e tenacia alla promozione dell’uguaglianza dei diritti per ciechi, ipovedenti e persone con disabilità plurime in tutta Italia. Grazie al suo lavoro costante, l’UICI offre opportunità concrete per migliorare la qualità della vita e favorire l’autonomia delle persone con disabilità visive.

 

Un sogno da realizzare: una struttura accessibile a Principina a Mare

L’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti ha in progetto di aprire una nuova struttura completamente accessibile a Principina a Mare, in provincia di Grosseto grazie alla donazione di un terreno confinante con uno già in possesso dell’associazione.

Questo spazio, sarà situato vicino al mare e progettato per accogliere bambini e ragazzi ciechi, ipovedenti e con pluridisabilità, insieme a operatori e volontari. La struttura sarà un luogo dove organizzare campi estivi, weekend intensivi e laboratori occupazionali, offrendo anche la possibilità alle famiglie di vivere un’esperienza al mare in totale autonomia.

Linda Legname, vicepresidente e educatrice ipovedente dell’UICI, racconta: «Sono almeno sei anni che lavoriamo per realizzare un progetto di questo tipo. Grazie alla generosa donazione ricevuta, il sogno sta per concretizzarsi».

 

Un progetto pensato per il futuro dei giovani

Il terreno donato all’associazione, insieme a quello già in possesso dell’UICI, permetterà finalmente di dare vita a un progetto a lungo desiderato. Ogni anno, l’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti organizza attività estive che coinvolgono circa 700 bambini e ragazzi con disabilità visive e pluridisabilità, totalizzando oltre 113.000 ore di attività.

Fino ad oggi, l’organizzazione ha affrontato difficoltà nel trovare strutture ricettive adeguate per accogliere gruppi numerosi con esigenze specifiche. «Non avendo un luogo “nostro”, ogni volta dobbiamo cercare strutture ricettive che siano completamente accessibili e che accolgano un buon numero di persone: una cosa sempre difficile. Molti alberghi non accettano gruppi numerosi e non hanno abbastanza camere accessibili per persone con pluridisabilità», spiega Legname. La nuova struttura sarà progettata per superare queste barriere, offrendo uno spazio inclusivo e rispettoso delle esigenze dei giovani e delle loro famiglie.

Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro: un supporto che può fare la differenza

La Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro, fondata nel 1986, rappresenta un esempio concreto di impegno nella lotta contro il cancro. Il suo cuore pulsante è l’Istituto di Candiolo, l’unico centro in Italia interamente realizzato e sostenuto grazie a donazioni private.

L’Istituto di Candiolo, unico IRCCS (Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico) in Piemonte, è un simbolo di eccellenza internazionale nella cura oncologica che si basa sulla solidarietà di migliaia di cittadini, aziende, enti e istituzioni, creando un legame unico con il territorio piemontese. Oltre 600 professionisti, tra medici, ricercatori e tecnici, lavorano ogni giorno per garantire cure di altissimo livello.

 

Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro: la forza della solidarietà

Ogni anno, la Fondazione riceve il prezioso sostegno di persone che credono nella ricerca come strumento per salvare vite. Una parte significativa delle risorse proviene dai lasciti solidali, che nel 2023 hanno rappresentato circa il 20% della raccolta fondi complessiva.

«Investire nella ricerca significa costruire un futuro migliore per le nuove generazioni. Una persona su quattro, tra coloro che scelgono di destinare un lascito all’Istituto di Candiolo, era già una nostra sostenitrice in vita. Altri, invece, decidono di avvicinarsi proprio in vista di un lascito, mossi dal desiderio di contribuire alla lotta contro il cancro», afferma Andrea Bettarelli, Responsabile Fundraising, Marketing e Comunicazione della Fondazione.

 

Progetti concreti finanziati grazie ai lasciti

I fondi raccolti dalla Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro attraverso lasciti testamentari vengono destinati a progetti di alto impatto, come l’acquisto di macchinari innovativi per il trattamento dei tumori. Ad esempio, nel 2022, sono stati acquistati due avanzati sistemi per la tomoterapia, per un costo complessivo di 7 milioni di euro.

Inoltre, i lasciti supportano l’ambizioso progetto di ampliamento dell’Istituto di Candiolo, che vedrà un aumento della superficie nei prossimi anni. Questo piano include la costruzione di un nuovo hospice, una biobanca e un centro per la protonterapia, per un investimento complessivo di 100 milioni di euro.

Mission Bambini: un lascito per cambiare il futuro

L’istruzione può trasformare il destino di una bambina. Ne è convinta Alessandra De Luca, doppiatrice di Milano e volontaria da 15 anni della Fondazione Mission Bambini. Per questo motivo, ha deciso di destinare parte della sua eredità al progetto Borse Rosa, che offre borse di studio alle studentesse meritevoli o in condizioni di povertà, aiutandole a completare il proprio percorso formativo.

 

La scelta di Alessandra per mission bambini

La decisione di scrivere un testamento solidale è maturata per Alessandra durante la pandemia. «Mi sono resa conto di quanto le nostre vite siano precarie», spiega. «Scrivere il mio testamento e destinare una quota a Mission Bambini è stata una scelta naturale, dopo anni di volontariato e sostegno alla Fondazione».
Alessandra ha partecipato a sei missioni in Sudafrica, dove ha visto in prima persona le difficoltà che le ragazze affrontano per accedere all’istruzione. «Ricordo Cecilia, una bimba di quattro anni che ho conosciuto nel 2007. Oggi ha conseguito la maturità e si prepara per l’università: sogna di diventare medico. Credo di aver contribuito a cambiare il suo destino, e questo mi spinge a fare di più per altre bambine».

 

Coinvolgere la famiglia nel sostegno a Mission Bambini

Alessandra non è sola nella sua missione. Ha coinvolto suo marito, i suoi genitori e persino i suoi amici. «Ogni compleanno, Natale o festività organizzo raccolte fondi per Mission Bambini. Abbiamo fatto lo stesso per il nostro matrimonio. Non serve essere ricchi: ognuno può contribuire in base alle proprie possibilità».
Questa filosofia di condivisione del bene è ciò che ha spinto Alessandra a scegliere Mission Bambini come destinataria del suo lascito. «Vogliamo rimettere in circolo i doni che abbiamo ricevuto. Crediamo che offrire la possibilità di studiare sia il modo migliore per dare una chance a un bambino in difficoltà».

 

Istituto Pasteur: Innovazione e Solidarietà nella Ricerca Scientifica

Nei laboratori altamente tecnologici dell’Istituto Pasteur Italia di Roma, grazie anche ai lasciti solidali, si è recentemente centrato l’obiettivo di identificare un nuovo candidato farmaco contro il tumore del pancreas, “uno tra quelli su cui i trattamenti chemioterapici convenzionali hanno scarsi risultati”.

 

La Ricerca Oncologica all’Istituto Pasteur

L’articolo è stato pubblicato dal professor Luigi Frati, presidente dell’Istituto Pasteur Italia e oncologo. “Il farmaco sfrutta il “lato debole” del tumore, attraverso molecole che ne bloccano l’approvvigionamento energetico: senza energia, che alcuni tumori traggono dalla cosiddetta “glicolisi aerobia”, il tumore non può svilupparsi.

Le ricerche sono state sviluppate anche con l’Irccs Neuromed”, prosegue il professore, “e poiché ci unisce una buona sensibilità sociale abbiamo messo un vincolo nella start-up: nei Paesi in via di sviluppo la distribuzione sarà garantita senza pagare diritti brevettuali. E così sarà per ogni altro farmaco che derivi dalle ricerche del Pasteur Italia”.

 

L’Impegno Solidale dell’Istituto

L’Istituto Pasteur Italia fa parte di una rete mondiale di 33 Istituti Pasteur, che vantano 10 Premi Nobel. A Roma lavora in stretto contatto con l’Università La Sapienza. La nascita stessa dell’Istituto è legata a un testamento solidale: “Essenziale è stata l’iniziativa della principessa Cenci Bolognetti, che con il suo lascito solidale ha permesso che anche l’Italia avesse il suo Istituto Pasteur, sul modello di quello parigino”, ricorda il presidente Frati.

L’Istituto francese è da sempre molto attivo nella ricerca contro le malattie infettive e ora anche contro il Covid-19. Nell’Istituto italiano “con la stessa metodologia – laboratori biotecnologici e ricerca di molecole ad effetto terapeutico – si stanno sperimentando composti che impediscono al virus di entrare facilmente nelle cellule. Se il virus non entra non può riprodursi. Se avremo conferme dei buoni risultati e si arriverà a brevettare un farmaco, anche questo sarà royalties-free per i Paesi più poveri”, illustra Frati.

Quello dei farmaci alla portata di tutti è un impegno prioritario per la rete solidale degli Istituti Pasteur: “Siamo molto attivi dove le risorse economiche e tecnologiche sono più carenti. Ma proprio il Covid-19 con le sue varianti ha messo in evidenza che il mondo è uno solo e che fare buona ricerca serve a tutti: la nostra scelta di essere royalties-free è una scelta di solidarietà. Così come sono un gesto di solidarietà i lasciti che ci permettono di fare scoperte mediche a vantaggio di tutti”.