Come è cambiato il mondo negli ultimi 10 anni
Per il 43% degli italiani oggi il mondo si trova in una condizione peggiore rispetto a 10 anni fa, solo il 10% ritiene che sia migliore. Il restante 47% ritiene che sia migliorata per alcuni aspetti e peggiorata per altri.
In cima alle preoccupazioni troviamo il cambiamento climatico (86%), seguito da guerre (84%) e pandemie globali (83%). Gli italiani sono preoccupati anche dall’esaurirsi delle risorse naturali (78%) e dalla crescita delle diseguaglianze tra paesi ricchi e poveri (76%). Fa la sua comparsa anche il tema delle tecnologie: il 68% teme l’impatto della rivoluzione digitale nella vita quotidiana e il 57% la sempre più rapida innovazione tecnologica dei mezzi e degli strumenti.
Guardando all’ultimo decennio, tra gli eventi che hanno segnato questa epoca gli italiani mettono al primo posto la pandemia (94%) seguita dalla guerra in Ucraina (93%). Seguono gli attentati terroristici in Francia, Spagna e Inghilterra (78%) e, a sorpresa, la nascita di Chat GPT (77%). Vi è poi la politica internazionale: l’elezione di Trump (65%), la Brexit (64%) e l’avvento di Papa Francesco (63%). Ultimo ma ben presente, la nascita del movimento dei Friday for Future (55%).
Come è cambiata l’Italia negli ultimi 10 anni
Guardando al nostro paese, il 47% ritiene che nell’ultimo decennio sia peggiorato; 1 su 10 ritiene che sia invece migliorato e il 43% pensa che sia migliore per alcuni aspetti e peggiore per altri.
Migliore o peggiore, ma per quali aspetti? Tra gli ambiti che sono cresciuti in meglio, per gli italiani al primo posto si trova la ricerca medico-scientifica (35%) seguita dalla qualità della comunicazione (33%), tutela dell’ambiente (17%) e rispetto dei diritti civili (11%). Peggiorati invece, nella percezione della gente, il costo della vita (88%), le prospettive dei giovani (73%), il lavoro e l’occupazione (66%) e la sanità (61%). Secondo gli italiani, in Italia oggi c’è meno benessere economico (72%) ma anche meno fiducia nel prossimo (66%) ed equità sociale (62%).
Nel complesso, oggi gli italiani vedono intorno a sé una società più preoccupata del futuro (77%) ma anche attenta alla propria salute (48%) e all’ambiente (45%), meno soddisfatta della vita (67%), meno attenta agli altri (48%) e tollerante (46%).
Passando dalla società all’individuo, la situazione è abbastanza speculare: oggi il 70% degli italiani si sente personalmente più preoccupato del futuro rispetto a 10 anni fa, più attento all’ambiente (58%) e alla salute (56%). Il 42% si dichiara più disponibile di 10 anni fa a impegnarsi in prima persona per aiutare chi è in difficoltà (42%) e per una buona causa (40%).
L’impegno per una società migliore
Gli italiani promuovono inequivocabilmente il Terzo Settore: sono le organizzazioni Non profit, per il 63%, ad aver fatto di più per rendere migliore la nostra società. Seguono le PMI (47%), i cittadini come corpo civico (43%), l’Europa (37%) e poi Chiesa, Amministrazioni locali e mass media, tutti appaiati al 33%.
Cosa serve per rendere migliore la società? Per l’88% degli italiani serve il rispetto delle leggi e delle regole, seguito dall’impegno nel far bene il proprio lavoro (84%) e dall’impegno ambientale (82%), sociale (80%) e culturale (78%) intesi come forme di volontariato. Spunta qui anche il tema della donazione: serve dare sostegno a una buona causa tramite il lascito solidale (69%) o una generica donazione in denaro (66%). L’impegno politico si attesta al 56%, come forma di impegno per migliorare la società.
Gli italiani e le donazioni
Quasi 3 italiani su 10 (28%) ha fatto una donazione a una ONP tra gennaio e maggio del 2023, con una flessione di 10 punti rispetto al 2022 (quando probabilmente avevano inciso gli appelli di emergenza per la guerra in Ucraina) ma in linea con i dati 2020/2021. La donazione media rimane piuttosto alta (106 euro vs 118 nel 2022 e 90 nel 2021).
Tra le cause sostenute, crescono ancora la ricerca medico-scientifica (50% vs 45 del 2022 e 37 del 2021) e le emergenze umanitarie (35% vs 28 del 2022 e 15 del 2021). Nella scelta della causa/organizzazione, prevale il criterio della fiducia (53%) seguita dalla tipologia dei progetti (40%), dall’affinità della causa con la propria sensibilità (30%) e dalle garanzie sulla gestione del denaro (28%). Un interessante 17% sceglie l’organizzazione a cui donare per “tradizione familiare”, cioè in continuità con quanto fatto dai familiari più stretti.
Gli italiani 50+ e il testamento solidale
Rispetto allo scorso anno, sale di poco il numero di quanti hanno già fatto testamento o sono intenzionati a farlo (19% della popolazione 50+ vs 17 del 2022), cala il numero degli incerti (9% vs 12 del 2022) e sostanzialmente stabile e maggioritaria la percentuale di chi è decisamente contrario (72% vs 71 nel 2022).
Rispetto ai lasciti testamentari in favore di organizzazioni Non profit, continua ad aumentare la conoscenza: nel 2023 sa cosa siano e ne ha sentito parlare l’82% degli over 50 (vs 79% nel 2022 e 73% nel 2021). La famiglia grande protagonista della scelta: 7 italiani su 10 coinvolgerebbero i parenti più stretti nella scelta (erano il 64% nel 2022) e solo il 16% dichiara che prenderebbe questa decisione da solo. Permane però qualche pregiudizio: si ritiene che potrebbe decidere di fare un lascito chi non ha eredi diretti (51% vs 48 nel 2022) e chi ha grandi patrimoni (43%, dato stabile). Solo il 18% degli over 50 (meno di 1 su 5) pensa che il lascito solidale possa essere fatto da chiunque.
In concreto, 5.5 milioni di italiani, ovvero il 21% del campione, hanno già previsto un lascito solidale nel testamento o sono orientati a farlo, mentre aumentano gli indecisi (35% vs 27 nel 2022) e restano stabili quelli sfavorevoli (45%). Più che l’egoismo, a trattenere la generosità degli italiani è l’incertezza del futuro: il 32% teme di sottrarre risorse al futuro degli eredi e il 28% è preoccupato per la precarietà lavorativa di figli e nipoti. Ma emerge anche qui il tema della fiducia: il 36% non si fida di come sarà gestito il denaro (erano il 29% nel 2022) e il 28% non accetta di non vedere come sarà impiegato il lascito, concretamente (erano il 15% nel 2022).
Il 46% destinerebbe il suo lascito a un’unica organizzazione, con una maggiore propensione a sostenere una causa in Italia (49%), soprattutto nell’ambito della ricerca medico-scientifica (54%), dell’assistenza ai malati (35%) e alle persone povere in Italia (29%) o all’estero (27%). Seguono le emergenze umanitarie (23%), supporto alla disabilità (22%), protezione degli animali (20%) e dell’ambiente (18%).
Promosse le campagne informative e di sensibilizzazione: il 72% degli intervistati considera positive le comunicazioni viste sul tema, che migliorano la conoscenza e l’immagine del lascito solidale (69%) e aumentano la propensione a farlo (65%).
Indagine realizzata da Walden Lab-Eumetra per il Comitato Testamento Solidale
Rilevazione dati: 22-31 maggio 2023
Campione: 1.006 interviste
Universo:
1a parte: individui di 25+ anni (~46,5 milioni – fonte: Istat)
2a parte (testamento e lasciti): individui di 50+ anni (~26,3 milioni corrispondenti al 43,4% della popolazione – fonte: Istat)