un vecchio che insegna ad un bambino ad andare in bicicletta

Mauro e l’importanza di fare un lascito solidale con testamento per salvare i bambini

Il lascito solidale fatto con testamento è una scelta intorno a cui c’è ancora tanta confusione. Per questo è importante ascoltare la testimonianza di chi, con un piccolo gesto, ha scelto di cambiare la vita di chi ne ha più bisogno. È il caso di Mauro, un bolognese di 69 anni che, dopo anni di volontariato, ha deciso di lasciare parte dei suoi averi all’Unicef. Ecco la sua storia.

 

Un testamento solidale per continuare ad aiutare

«Sia chiaro, non sono certo uno che finirebbe sul podio degli uomini più generosi del ventunesimo secolo. Anzi, malgrado tutti gli sforzi, io sono proprio un egoista. Eppure, ad un certo punto della mia vita mi è sembrata una bella idea lasciare un po’ del mio, dei miei averi, della fatica e della pazienza che ho messo nel costruire qualcosa, a chi non possiede nulla e in molti casi fatica a sopravvivere». Mauro Cervellati ha scritto il suo testamento una decina di anni fa, scegliendo di destinare una buona quota della propria eredità a Unicef. «Ho 69 anni e negli ultimi venti sono stato un loro volontario. In Benin e Niger ho toccato con mano i progetti dedicati alla cura dei bambini sieropositivi e denutriti: impossibile rimanere indifferenti davanti a tanta povertà», racconta.

La decisione di fare un lascito solidale con testamento, Mauro l’ha maturata nel 2012. «Da bolognese, fui molto scosso dalla morte di Lucio Dalla e anche infastidito dal fatto che i suoi familiari litigassero per l’eredità. Al suo compagno non andò molto, perché Dalla non aveva fatto testamento. Io e mio marito Nicola pensammo che avremmo dovuto fare qualcosa per evitare che una simile ingiustizia capitasse anche a noi, dopo più di 25 anni di vita insieme».

 

Combattere l’indifferenza con un piccolo gesto

In questo decennio, Mauro ha modificato il suo testamento almeno tre volte, ma la scelta di destinare una parte della propria eredità a Unicef non è mai stata messa in discussione. «Noi non abbiamo avuto figli, ma i bambini hanno sempre fatto parte della mia vita, dato che sono stato per molti anni dirigente di un istituto di ricerca sullo sviluppo neurologico nella fascia 0-6 anni, e ancora prima, maestro in una scuola elementare e preside. Era normale, perciò, che la mia eredità fosse indirizzata verso coloro che si prendono cura dei più piccoli e si impegnano a contrastare l’enorme disuguaglianza che c’è tra chi è nato nella parte del mondo svantaggiata e noi».

Nel suo lascito solidale fatto nel testamento non ha disposto che la somma sia destinata ad un progetto specifico. «Ho così tanta fiducia in Unicef, avendo fatto parte anche del board per un quinquennio, che preferisco siano loro a scegliere quali saranno le iniziative più urgenti e significative quando io non ci sarò più». Nel frattempo, ironizza, «io non mi sento Superman per aver fatto questa scelta: penso semplicemente che donare sia un modo per riconsegnare qualche briciola nel mare dell’indifferenza».