Bambini in Niger - UNICEF

UNICEF: il lascito di Mauro per i bambini di tutto il mondo

Mauro Cervellati, volontario da oltre vent’anni e profondo sostenitore di Unicef, ha deciso di destinare parte della sua eredità ai bambini che vivono in condizioni di estrema povertà. Con una vita dedicata all’educazione e alla cura dei più piccoli, Mauro ha trovato nel lascito a Unicef un modo per continuare a sostenere chi ne ha più bisogno, anche dopo di lui.

 

La scelta di Mauro: un lascito per i bambini

«Sia chiaro, non sono certo uno che finirebbe sul podio degli uomini più generosi del ventunesimo secolo. Anzi, malgrado tutti gli sforzi, io sono proprio un egoista. Eppure ad un certo punto della mia vita mi è sembrata una bella idea lasciare un po’ del mio, dei miei averi, della fatica e della pazienza che ho messo nel costruire qualcosa, a chi non possiede nulla e in molti casi fatica a sopravvivere ». Mauro, 69 anni, ha conosciuto Unicef attraverso la sua esperienza come volontario in Benin e Niger, dove ha toccato con mano i progetti per i bambini sieropositivi e denutriti. «Impossibile rimanere indifferenti davanti a tanta povertà», racconta.

Nel 2012, Mauro ha scritto il suo primo testamento, ispirato anche dalla morte di Lucio Dalla e dalle polemiche sulla sua eredità. «Io e mio marito Nicola volevamo evitare simili ingiustizie. Dopo oltre 25 anni insieme, era importante disporre con chiarezza del nostro patrimonio». Nel corso degli anni, Mauro ha aggiornato il documento, ma la scelta di includere Unicef è sempre rimasta una costante.

 

Fiducia in UNICEF e il valore del dono

Mauro non ha destinato il suo lascito a un progetto specifico, preferendo affidare a Unicef la decisione su come utilizzare al meglio i fondi. «Ho una fiducia assoluta in Unicef. Ho fatto parte del board per cinque anni e so che sceglieranno le iniziative più urgenti e significative».

La vita di Mauro è stata profondamente legata ai bambini, prima come maestro e preside, poi come dirigente di un istituto di ricerca sullo sviluppo neurologico per i più piccoli. «Per me era naturale che la mia eredità fosse indirizzata verso chi si prende cura dei bambini e combatte le enormi disuguaglianze tra i Paesi». Ironizzando sulla sua scelta, conclude: «Non mi sento un supereroe. Donare è solo un modo per restituire qualche briciola nel mare dell’indifferenza».