Pandemia e generosità: la filantropia è donna

La pandemia di coronavirus ha innescato un circolo virtuoso di donazioni, da parte di magnati come di piccole e medie imprese. Il più importante gesto in epoca Covid di filantropia è stato fatto  da una donna statunitense: MacKenzie Scott. L’ex moglie del fondatore di Amazon Jeff Bezos ha elargito una cifra record: 4,4 miliardi di dollari (circa 3,7 miliardi di euro), vale a dire il 19,6% delle donazioni globali rilevate dall’organizzazione Candid, specializzata nella segnalazione di società non profit statunitensi.

Le donne si sono sempre distinte quanto a generosità, basti pensare ai nomi che emergono dalla prima fase della filantropia negli Stati Uniti, che ha avuto inizio alla fine del XIX secolo: Margaret Olivia Sage, impegnata nell’istruzione femminile; Clara Barton, fondatrice della Croce Rossa Americana; Gertrude Vanderbilt Whitney, fondatrice del Whitney Museum of American Art di New York City.

Negli Stati Uniti, l’impegno delle donne nelle cause sociali aumenta a dismisura fino alla creazione nel 2007 del movimento Women Moving Millions. Cominciata negli Anni 80, l’idea del giving back (fondata sul desiderio di restituire parte del successo e della ricchezza guadagnati durante la vita) è stata sostituita dall’impegno a donare già nel corso della vita. Il pieno compimento di questo approccio è arrivato nel 2010 con The Giving Pledge, campagna lanciata da Warren Buffett e Bill e Melinda Gates per incoraggiare i super ricchi a destinare la maggior parte del loro patrimonio a cause filantropiche. Ad oggi partecipano 220 persone da 25 Paesi diversi, tra cui il cofondatore di Facebook Mark Zuckerberg e la moglie Priscilla Chan, il principe saudita al-Waleed bin Talal, l’imprenditore sudafricano Elon Musk e Scott stessa.

Fonte: corriere.it