Cura e innovazione al servizio dei più fragili: la storia della signora Alba

La nostra intervista a Eufrasia Novellini, Responsabile Lasciti Testamentari di Fondazione Don Gnocchi.

Quanto conta per Fondazione Don Carlo Gnocchi la raccolta fondi in lasciti solidali?

“Ha un ruolo importante, anzi fondamentale. I lasciti solidali in Fondazione Don Gnocchi rappresentano infatti il 70% della raccolta fondi. Non è un caso che Fondazione sia tra i soci fondatori di Comitato di Testamento Solidale perché da subito abbiamo capito quanto fosse importante la promozione e la sensibilizzazione della cultura del Testamento Solidale in Italia: uno strumento così importante ma al tempo stesso ancora poco conosciuto. Eppure il lascito è un gesto semplice e consapevole perché è l’unico strumento che permette di stabilire in vita come e a chi destinare il proprio patrimonio. Compito di Fondazione Don Gnocchi, e di ogni organizzazione non profit, è quello di rendere concrete le volontà impresse nel Testamento Solidale.

Sappiamo che ogni lascito è una storia a sé. Ne ricordi una in particolare?

“Certo! Mi viene subito in mente la storia di Alba, una signora determinata e dalle idee molto chiare. Alba, molto legata alla figura di Don Gnocchi che ha conosciuto di persona e attraverso i racconti dei suoi genitori, ha chiamato la Fondazione per la prima volta nel 2011, dicendoci che avrebbe voluto destinare parte del proprio patrimonio ad un ente che potesse realizzare un aiuto concreto per persone in condizione di improvvisa fragilità dovuta a traumi e/o incidenti.”

Quale progetto ha sostenuto Alba con il suo testamento solidale?

“Grazie alla signora Alba abbiamo potuto realizzare un nuovo reparto, presso il nostro Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS) Santa Maria Nascente di Milano, per la cura di pazienti con gravi cerebrolesioni acquisite (GCA). La GCA è conseguente ad un danno cerebrale con esiti che producono spesso gravissime disabilità cognitive e comportamentali. In queste circostanze di particolare gravità, è fondamentale che l’alto livello di specializzazione di tutti gli operatori si sommi alla loro umanità e fraternità per realizzare progetti riabilitativi individuali in grado di offrire la più efficace risposta medica a queste situazioni di bisogno. Più di mille parole, sono le testimonianze dei familiari dei nostri pazienti che rendono l’idea dell’importanza di un reparto come questo. Mi ricorderò sempre quello che ci disse Elena, moglie di uno dei nostri pazienti: ‘A distanza di 4 mesi, Fabio riconosce i familiari e pian piano inizia a prendere parte alla quotidianità. Quello che può sembrare un granello di sabbia, per noi vale come una spiaggia intera’. Testimonianze come questa ci spingono a migliorare il nostro lavoro ogni giorno. Questa nuova unità assume infatti fra l’altro, come priorità, la sfida della ricerca scientifica correlata all’assistenza clinico-riabilitativa: l’IRCCS di Milano possiede strumenti tecnologici avanzati, come ad esempio un innovativo scanner di Risonanza Magnetica 3 Tesla che permette diagnosi sempre più accurate e quindi approcci riabilitativi sempre più tarati sulle esigenze specifiche del paziente. Alba ha consentito tutto questo: ha permesso, con il suo lascito testamentario, che gli strumenti scientifici più avanzati fossero utilizzati per la cura delle persone più fragili”.