La buona notizia: trentenni più altruisti e più ottimisti per il proprio futuro

Sono sempre più gli over 35 che si avvicinano al mondo delle donazioni. Negli ultimi 2 anni, il 46% del campione dichiara di aver fatto almeno una donazione, ma si nota un picco di crescita tra i 25 e i 39 anni, che rispetto al 2020 registra un aumento di ben 9 punti sopra la media.

È quanto emerge dall’edizione 2021 della survey “Gli italiani e la solidarietà ai tempi del coronavirus”, promossa dal Comitato Testamento Solidale e condotta da Walden Lab dal 17 al 21 giugno 2021, su un campione di 1015 persone di età compresa tra i 25 e i 75 anni (campione statisticamente rappresentativo di circa 40 milioni di italiani). La ricerca rappresenta un follow up di quella condotta lo scorso anno, nello stesso periodo.

Stringendo ulteriormente il focus sulla fascia tra i 25 e i 34 anni, il 59% ha fatto almeno una donazione nella vita; il 42% lo ha fatto negli ultimi 2 anni e il 32% in particolare per l’emergenza Covid-19. In particolare nel 2021 ha donato il 25% degli under 35, ma i più giovani “donano” anche tempo e competenze: il 52% fa volontariato (vs 43% degli over 35). Inaspettatamente, il 60% degli under 35 conosce il lascito solidale: un dato inferiore rispetto al 76% degli over 35, ma certamente superiore alle aspettative.

L’altruismo contagia i più giovani, dunque, nonostante rispetto alla visione della società la loro prospettiva sia in linea con l’opinione media, non proprio rosea. Tuttavia il 34% del campione under 35 è fiducioso e positivo rispetto alla prospettiva personale (vs il 25% degli over 35). In generale i giovani sono più positivi rispetto a tutti gli aspetti indagati: impegno nel proprio lavoro (44% dei giovani vs 34% di over 35); fiducia negli altri (25% dei giovani vs 14% over 35); aspettativa di benessere economico (21% dei giovani vs 11% over 35). Tra i valori, oltre a salute e famiglia, acquistano rilevanza maggiore i risparmi 61% (vs 42%); le amicizie 45% (vs 37%); il lavoro 44% (vs 32%).

Prevedere un lascito solidale nelle proprie disposizioni testamentarie è la massima espressione del donare e del donarsi agli altri al di là del tempo – sostiene il notaio Gianluca Abbate, Consigliere Nazionale del Notariato con delega al Terzo Settore e socialee permette non solo di disporre dei propri averi, ma di affidare anche i valori in cui si crede a solide organizzazioni “non profit” che operano, ogni giorno, con competenza, professionalità, trasparenza e possibilità di ‘fare rete’ con gli attori locali, nazionali e internazionali impegnati negli stessi ambiti, allo scopo di realizzare progetti concreti, efficaci, socialmente rilevanti, sostenibili e misurabili nei risultati. Mentre la pandemia e la sua onda lunga stanno accentuando il bisogno di certezza per guardare al futuro con fiducia, gli italiani riconoscono l’importanza del lascito solidale e, in questo contesto, il notaio rappresenta un punto di riferimento, umano e professionale, per dare corretta attuazione alle disposizioni testamentarie, anche ispirate da solidarietà sociale. Per tale motivo il Consiglio nazionale del Notariato continua a rinnovare, anno dopo anno, il proprio impegno al fianco di Testamento Solidale al fine di promuovere la conoscenza dei lasciti”.

Pandemia e generosità: la filantropia è donna

La pandemia di coronavirus ha innescato un circolo virtuoso di donazioni, da parte di magnati come di piccole e medie imprese. Il più importante gesto in epoca Covid di filantropia è stato fatto  da una donna statunitense: MacKenzie Scott. L’ex moglie del fondatore di Amazon Jeff Bezos ha elargito una cifra record: 4,4 miliardi di dollari (circa 3,7 miliardi di euro), vale a dire il 19,6% delle donazioni globali rilevate dall’organizzazione Candid, specializzata nella segnalazione di società non profit statunitensi.

Le donne si sono sempre distinte quanto a generosità, basti pensare ai nomi che emergono dalla prima fase della filantropia negli Stati Uniti, che ha avuto inizio alla fine del XIX secolo: Margaret Olivia Sage, impegnata nell’istruzione femminile; Clara Barton, fondatrice della Croce Rossa Americana; Gertrude Vanderbilt Whitney, fondatrice del Whitney Museum of American Art di New York City.

Negli Stati Uniti, l’impegno delle donne nelle cause sociali aumenta a dismisura fino alla creazione nel 2007 del movimento Women Moving Millions. Cominciata negli Anni 80, l’idea del giving back (fondata sul desiderio di restituire parte del successo e della ricchezza guadagnati durante la vita) è stata sostituita dall’impegno a donare già nel corso della vita. Il pieno compimento di questo approccio è arrivato nel 2010 con The Giving Pledge, campagna lanciata da Warren Buffett e Bill e Melinda Gates per incoraggiare i super ricchi a destinare la maggior parte del loro patrimonio a cause filantropiche. Ad oggi partecipano 220 persone da 25 Paesi diversi, tra cui il cofondatore di Facebook Mark Zuckerberg e la moglie Priscilla Chan, il principe saudita al-Waleed bin Talal, l’imprenditore sudafricano Elon Musk e Scott stessa.

Fonte: corriere.it

Testamento solidale: 3 diverse modalità per lasciare un segno

Fare un testamento solidale vuol dire tramandare i propri valori insieme a ciò che si sceglie di donare. È un atto di consapevolezza e di generosità che nulla toglie agli eredi e arricchisce il testamento degli ideali in cui si è sempre creduto, come la solidarietà e il senso di eguaglianza.

Si può fare testamento in qualsiasi momento: si può scegliere se scriverlo di proprio pugno, testamento olografo, farlo redigere da un notaio alla presenza di testimoni, testamento pubblico, o consegnare in deposito al notaio un testamento in busta chiusa, testamento segreto.

Ognuno di questi testamenti produce effetto solo al momento dell’apertura della successione e ha lo stesso valore. Il testamento può essere annullarlo o sostituirlo in qualsiasi momento.

 

IL TESTAMENTO OLOGRAFO – Il testamento olografo (scritto integralmente di proprio pugno) è il testamento redatto direttamente dal testatore. Perché sia valido deve essere datato, firmato e, soprattutto, interamente scritto a mano dal testatore. Non può quindi né essere scritto con strumenti elettronici o meccanici (pc, tablet, macchina da scrivere), né essere scritto da un terzo sotto dettatura del testatore.

Il testamento olografo può essere conservato dallo stesso testatore. Per evitare che, dopo la morte, possa essere alterato, distrutto o non trovato, può essere affidato a un soggetto di fiducia, o ad un notaio. La pubblicazione del testamento olografo spetta al notaio.

 

IL TESTAMENTO PUBBLICO – Il testamento pubblico è redatto da un pubblico ufficiale, il notaio, che provvede a raccogliere le volontà del testatore alla presenza di due testimoni.

Una volta sottoscritto dal testatore, dai testimoni e dal notaio, il testamento pubblico è conservato presso la sede del notaio, finché è in attività, e successivamente presso l’Archivio Notarile. Il notaio, appena gli è nota la morte del testatore, comunica l’esistenza del testamento agli eredi e ai legatari di cui conosce il domicilio o la residenza e provvede alla sua pubblicazione.

 

IL TESTAMENTO SEGRETO – Il testamento segreto è caratterizzato dall’assoluta riservatezza sul contenuto delle disposizioni testamentarie. Può essere scritto dal testatore di proprio pugno e firmato alla fine delle disposizioni testamentarie; se invece è scritto in tutto o in parte da altri, o se è scritto con mezzi elettronici o meccanici, deve essere firmato dal testatore anche su ciascun mezzo foglio.

Il testatore, alla presenza di due testimoni, deve presentare a un notaio il testamento in un plico già sigillato o da sigillare e dichiarare che vi è contenuto il proprio testamento, che rimane segreto perché nessuno può leggerlo.

Italiani e generosità: cresce la fiducia nel non profit

Italiani, popolo generoso: il 70% ha fatto almeno una donazione a un ente benefico nella vita e la pandemia ha ulteriormente sollecitato questa spinta altruistica. Resta molto solida la conoscenza del testamento solidale: il 73% sa di cosa si tratta, e la percentuale aumenta di ben 10 punti (83%) tra chi ha più di 60 anni. In crescita si conferma il trend di quanti hanno fatto o sono propensi a fare un lascito: sono il 22% degli over 50, 10 punti in più rispetto al 2018. Sono alcune delle evidenze che emergono dall’edizione 2021 della survey “Gli italiani e la solidarietà ai tempi del coronavirus”, promossa dal Comitato Testamento Solidale e condotta da Walden Lab dal 17 al 21 giugno 2021, su un campione di 1015 persone di età compresa tra i 25 e i 75 anni (campione statisticamente rappresentativo di circa 40 milioni di italiani). La ricerca rappresenta un follow up di quella condotta lo scorso anno, nello stesso periodo.

Italiani generosi, con la pandemia cresce la fiducia nel non profit – 7 italiani su 10 hanno donato almeno una volta nel corso della propria vita, e – nel corso degli ultimi due anni (2020-2021) – è del 30% la percentuale di chi ha supportato iniziative di contrasto all’emergenza sanitaria (erano 2 su 10 nel 2020). La pandemia ha aumentato la fiducia verso il terzo settore: nel corso di quest’anno il 13% degli italiani ha scelto una onlus per sostenere la lotta all’emergenza Covid-19, più del doppio rispetto al 2020, quando la percentuale era del 6%. Del resto, il non profit si conferma l’attore sul quale gli italiani ripongono maggior fiducia per uscire dalla crisi post-pandemica e contribuire a creare una società migliore. Per il 63% del campione le onp hanno dato un contributo positivo per migliorare la società, seguite da PMI (45%), cittadini italiani in generale (43%), Amministrazioni locali (41%) e dall’Europa che con il 41% delle citazioni è l’ente che cresce di più rispetto al 2020 (31%) nella valutazione generale.
Tra le cause più sostenute negli ultimi 12 mesi, spicca ancora in vetta la ricerca medico-scientifica col 37% (ma in calo rispetto al 44% del 2020); seguono il sostegno alle persone in stato di bisogno (24% contro il 21% del 2020); il contributo contro fame e povertà nel mondo (20% vs 19%); la protezione animali (17%, stabile); l’assistenza ai malati (17%, stabile); le emergenze umanitarie (15% vs 20%); il sostegno alla disabilità (12% vs 16%) e le adozioni a distanza (10% vs 15%). La donazione media si attesta a 90 euro annuali, ma il 28% del campione dichiara donazioni superiori ai 100 euro.
Dal presente al futuro: se si chiede quali cause gli italiani ritengono che sarà prioritario sostenere, crescono nelle intenzioni donatori e soprattutto la ricerca medico scientifica (+ 18 punti); il sostegno alle persone bisognose (+14); il contributo contro fame e povertà nel mondo (+19); la protezione animali (+12); l’assistenza ai malati (+6); le emergenze umanitarie (+8).

Testamento solidale: aumentano l’attitudine e la conoscenza – Cresce ancora il numero di quanti hanno già predisposto un lascito testamentario o sono orientati a farlo: tra gli ultracinquantenni sono il 22%, con una crescita di ben 10 punti in 3 anni (erano il 12% nel 2018). E si può decisamente asserire che il Testamento solidale, ovvero quello nel quale la cosiddetta “quota disponibile” include anche un lascito in favore di una causa benefica, non sia più un oggetto misterioso per gli italiani. Il 73% sa di cosa si tratta e la percentuale aumenta di ben 10 punti (83%) tra chi ha più di 60 anni.
Per contro, si riduce in generale la propensione a fare testamento. Il 17% dichiara di averlo già fatto o di averne intenzione (era il 21% nel 2020), ma la percentuale sale notevolmente (27%) tra gli over 70. Cresce però anche la percentuale di quanti escludono di farlo (42%, era il 34% nel 2020). La percentuale di chi lo ha fatto o ne ha intenzione raggiunge il 27% tra chi ha un titolo di studio medio-alto; il 24% tra chi ha fatto almeno una donazione per l’emergenza Covid-19, il 23% tra chi fa volontariato, il 22% tra chi si dice favorevole a fare un lascito solidale.

Ma chi, nella percezione generale, potrebbe fare un lascito solidale? Qualche luogo comune, in questo senso, persiste: per il 47% degli intervistati, può fare un lascito chi non ha eredi; chi è ricco (40%) e chi è più sensibile alle cause umanitarie (27%). Solo un 13% ritiene che il lascito solidale sia un gesto alla portata di tutti, a prescindere dal patrimonio e dallo stato civile. Rispetto ai principali dubbi verso il lascito: il 44% è frenato dalla precarietà lavorativa dei figli (percentuale che sale al 57% tra gli over 70); il 33% preferisce privilegiare gli eredi (questa preoccupazione cresce di 10 punti tra chi ha più di 70 anni); il 32% ha scarsa fiducia su come saranno utilizzati i suoi fondi; il 22% non vuole donare per qualcosa che non potrà poi vedere concretizzata, anche se gli ultrasettantenni sentono meno questo timore (sono il 14%); l’11% teme infine che i familiari non reagirebbero bene.
I familiari, dunque: tra chi farebbe un lascito solidale, il 66% coinvolgerebbe i congiunti nella scelta (erano il 71% nel 2020) mentre il 20% prenderebbe questa decisione in completa autonomia (era il 17% nel 2020), ma la percentuale sale fino al 33% fra i più anziani (over 70). Ma quale sarebbe il momento giusto per condividere una tale decisione? Il 48% lo farebbe sin dall’inizio, il 52% solo dopo aver già preso una propria decisione in merito. Il 31% chiederebbe il parere dei familiari sull’organizzazione da scegliere, il 28% sull’importo da destinare, il 22% sull’opportunità o meno di fare un lascito, il 19% su numero e tipologia di cause da sostenere.

“I dati ci mostrano un fenomeno in crescita, anche grazie alle campagne di sensibilizzazione condotte dal Comitato Testamento Solidale. Siamo contenti, ma anche consapevoli della strada che ancora dobbiamo percorrere, per superare alcuni luoghi comuni e tabù. – spiega Rossano Bartoli, Portavoce del Comitato Testamento Solidale e Presidente della Lega del Filo d’Oro – Il testamento solidale è uno strumento straordinario per le organizzazioni del terzo settore, che con il loro operato garantiscono in trasparenza che le ultime volontà di un donatore si trasformino in progetti concreti in favore di chi ne ha bisogno. Soprattutto, è una scelta che può fare chiunque nel pieno rispetto degli eredi, senza ledere in alcun modo i diritti loro garantiti dalla legge. Non esistono patrimoni di serie A e di serie B: chiunque, anche con una piccola somma o con un bene, può predisporre un lascito solidale e donare un futuro migliore a chi resta.”

Pandemia: crescono i lasciti solidali. Dott.ssa Parsi, “Chi lascia traccia di sé esiste”

“Questo virus è stata una gravissima crisi ma anche una grande occasione per cambiare alle radici la società e per pensare che noi siamo, in realtà, un mondo di persone che alla fine si possono aiutare e se lascio traccia di me, esisto. Chi traccia esiste”.

Con queste parole la dottoressa Maria Rita Parsi – psicologa, saggista e scrittrice – inizia la sua riflessione sugli effetti della pandemia sugli italiani e la solidarietà, mettendo in evidenza che l’unica cosa per reagire all’indifferenza è l’anticorpo della solidarietà.

Nuovi bisogni e solidarietà: un evento per raccontare percezioni, altruismo e lasciti nell’italia post-pandemia

La pandemia da Covid-19 non solo ha generato pesanti conseguenze sanitarie, sociali ed economiche ma ha anche mostrato al mondo l’interdipendenza tra tutti gli uomini e tra essi e l’ecosistema, costringendoci in qualche modo a ripensare i nostri modelli sociali e di sviluppo. Ma questo duro impatto ha reso davvero gli italiani più generosi? L’altruismo è nel nostro DNA o al contrario le difficoltà portano chiusura? La pandemia ha rafforzato il ruolo delle organizzazioni non profit? Ed ha provocato cambiamenti nel rapporto tra gli italiani e l’idea della morte, del testamento e dei lasciti solidali?

Di tutto questo si parlerà nell’evento on line organizzato per il 13 settembre in occasione della Giornata Internazionale del Lascito Solidale, nel corso del quale saranno presentati anche i risultati della seconda edizione della survey “Gli italiani e la solidarietà ai tempi del coronavirus”, condotta da Walden Lab. L’evento si intitola “Solidarietà, l’anticorpo contro l’indifferenza” ed è organizzato dal Comitato Testamento Solidale con il patrocinio del Consiglio Nazionale del Notariato, e sarà trasmesso a partire dalle ore 11 sulla pagina Facebook del Comitato e in contemporanea sul suo canale YouTube.

Il Comitato Testamento Solidale – che riunisce 24 tra le principali realtà del Terzo Settore – ActionAid, AIL, AISM, Fondazione Don Gnocchi, Lega del Filo d’Oro, Save the Children, Aiuto alla Chiesa che Soffre Onlus, Amnesty International, Amref, Apurimac onlus, Associazione Luca Coscioni, CBM, Greenpeace, Humanitas, Istituto Pasteur Italia Fondazione Cenci Bolognetti, Operation Smile Italia Onlus, Fondazione Telethon, Fondazione Umberto Veronesi, Mission Bambini, Progetto Arca, Unicef, Università Campus Bio-Medico di Roma, UICI e Vidas – dal 2013 promuove un’azione di sensibilizzazione e informazione sullo strumento del lascito testamentario e, parallelamente, una sistematica attività di ricerca sul fenomeno. L’ultima fotografia è stata scattata nel primo semestre dell’anno con una survey condotta tra le onp aderenti al Comitato, che ha mostrato come tra il 2016 e il 2020 sia aumentata la raccolta fondi legata ai lasciti solidali. Secondo la ricerca, nell’ultimo anno la pandemia da Covid-19, lungi dallo scoraggiare una simile scelta di generosità, al contrario in molti casi ha spinto più italiani a richiedere informazioni o ha addirittura accelerato la scelta di redigere un testamento solidale e 1 organizzazione su 2 ha registrato un deciso incremento del trend di raccolta fondi da lasciti.

Sarà il nuovo studio, presentato il 13 settembre prossimo, a raccontarci se anche dal punto di vista degli italiani il “vaccino della solidarietà” stia prendendo effettivamente piede, a 18 mesi dall’inizio della “tempesta” Covid-19.

 

Giornata internazionale del Lascito Solidale 2021

Dopo un anno e mezzo di pandemia, diseguaglianze, precarietà e povertà lasciano dietro di sé una scia di vecchi e nuovi bisogni. Oggi non basta sconfiggere il virus, serve pensare anche ad un “vaccino contro l’indifferenza”, capace di stimolare gli “anticorpi dell’altruismo”.

Come fa il Testamento Solidale, gesto di generosità che offre una risposta ai bisogni più sentiti.

In occasione della Giornata Internazionale del Lascito Solidale, il Comitato Testamento Solidale presenta la seconda edizione della ricerca “Gli italiani e la solidarietà dopo il Coronavirus” da cui emerge che questa forma di donazione non è più un oggetto misterioso: Il 73% degli italiani lo conosce, percentuale che tra gli over 60 cresce all’83%.

Un’occasione per una riflessione aperta sulla solidarietà e sul ruolo del Testamento Solidale.

INTERVENGONO

Rossano Bartoli, portavoce del Comitato Testamento Solidale e presidente Lega del Filo d’Oro
Gianluca Abbate, consigliere nazionale del Notariato con delega al Terzo Settore e al Sociale
Paolo Anselmi, presidente Walden Lab
Donatella Marazziti, psichiatra università di Pisa e università Unicamillus Roma
Con un contributo di Maria Rita Parsi, psicologa, psicoterapeuta, docente, saggista e scrittrice italiana

MODERA

Francesca Romana Elisei, giornalista e conduttrice Rai

Il peso della pandemia sulla scelta di donare nelle ultime volontà

Sono sempre di più le persone che nell’ultimo anno hanno deciso di donare. La pandemia ha aumentato l’interesse verso il lascito: secondo una ricerca effettuata su tutte le Organizzazioni che fanno parte del Comitato Testamento Solidale, per il 74% il clima vissuto nel 2020 ha accelerato la scelta di chi stava già pensando di redigere un testamento solidale. Il 22% del campione ha poi avuto esperienza diretta di donatori che hanno optato per un lascito testamentario dopo aver vissuto, in prima persona o in famiglia, l’esperienza del Covid-19.

Ma la vera sfida di molte organizzazioni è portare la cultura del lascito a un target più “giovane”, già a partire dai 50 anni. Il 74% delle onp dichiara di avere già messo in atto delle strategie di comunicazione per portare il tema del lascito ad un target di fascia +50 o di essere seriamente intenzionata a farlo.

Il testamento solidale è un lascito a favore di enti, associazioni e organizzazioni onlus, una scelta che permette di contribuire a cambiare il mondo, anche dopo la vita. Un gesto semplice e non vincolante, che può essere ripensato, modificato in qualsiasi momento e senza che vengano in alcun modo lesi i diritti legittimi dei propri cari e familiari. E senza che siano necessari ingenti patrimoni, perché per sostenere il lavoro quotidiano di associazioni impegnate nelle più importanti cause umanitarie e scientifiche, anche un piccolo lascito può fare la differenza.  Si può lasciare anche solo una piccola parte dei propri beni, ad esempio una somma di denaro di qualsiasi entità, un bene mobile (un arredo, un’opera d’arte, un gioiello etc..), un bene immobile, una polizza, azioni e titoli d’investimento.

Un lascito è l’impronta che ciascuno di noi può lasciare di sé

Abbiamo fatto quattro chiacchere con Elena DI Fazio, responsabile lasciti Mission Bambini 

Cosa significa per Mission Bambini un lascito?

Un lascito è l’impronta che ciascuno di noi può lasciare di sè, un ponte tra presente e futuro. È l’occasione per tramandare la nostra parte migliore, i nostri valori ed è anche un modo per tradurli in azioni concrete. Un lascito per Mission Bambini si traduce in progetti concreti per aiutare i bambini che in ogni parte del mondo, Italia compresa, si trovino in situazioni di fragilità, povertà e disagio ad avere un’opportunità di futuro.

Sappiamo che ogni lascito è una storia a sé, ce ne racconta una in particolare?  

Dalla viva voce degli eredi del signor Dario:

«…Nostro zio nasce nel dicembre 1925 a Pescina, un piccolo paesino d’Abruzzo, in provincia dell’Aquila.
Secondo genito di una famiglia di 4 figli, fin da adolescente è stato un forte punto di riferimento per la sua famiglia. Con la prematura morte del padre, Dario si è caricato molto presto il peso di una famiglia sulle spalle. Nel dopoguerra si avventurava in bicicletta verso i paesi vicini per procurarsi il cibo per il sostentamento dei suoi cari.
Il destino gli ha riservato una sorella poliomielitica ed uno dei due fratelli maschi molto cagionevole di salute che è venuto a mancare troppo presto.
La vita di Dario M. è stata così totalmente dedita al lavoro, alla cura per la sua famiglia. Negli anni è diventato un abile agente di commercio nel campo del legno, tanto da ricevere il titolo di Commendatore del lavoro da parte del Presidente della Repubblica. Lo stesso destino non ha concesso, a lui e alla moglie Anna, il dono di un figlio, ma ciò non ha impedito ad entrambi di manifestare attraverso gesti concreti e quotidiani il loro amore per gli altri e l’attenzione ai bisogni dei più fragili. Questo amore si è infine concretizzato in un ultimo grande gesto di solidarietà fatto nella speranza di donare un futuro migliore a bambini meno fortunati»

A quali progetti sono destinati i soldi delle donazioni?

Mission Bambini si impegna per rispettare al massimo la volontà di coloro che scelgono di destinare un lascito alla Fondazione. I fondi vengono destinati ai progetti che hanno maggiore necessità al momento del ricevimento della somma: ci aiutano a garantire l’accesso alla scuola ai bambini che vivono in paesi e comunità svantaggiate, a garantire cure mediche nelle nazioni con sistemi sanitari particolarmente fragili e precari, a portare nelle periferie delle grandi città italiane progetti mirati di sostegno psicologico e materiale per le famiglie in difficoltà.